domenica 3 marzo 2024

Le porte

 Ci sono porte nella mente. Porte che rimangono chiuse per decenni, porte che si temono eppure potrebbero nascondere meravigliosi giardini.

Talvolta le guardiamo con sospetto. Sappiamo che ci sono, che fanno farte di noi, ma non osiamo aprirle.

A volte abbiamo perduto la chiave, altre volte l'abbiamo nascosta noi, in luoghi inacessibili.

Le porte hanno forme bizzarre. Rappresentano parzialmente il luogo che nascondono.

Ci sono porte di ghiaccio, incrostate di dolore, porte di legno intarsiato di ricordi, porte di vetro trasparente, porte rosse, verdi, blu, gialle, porte nere.

Talvolta capita di ritrovare le chiavi dopo un lungo dolore.

La chiave della mia porta rossa era una fiamma, la chiave della porta blu era una stella d'argento. Le osservavo incredula, come quando da bambina osservavo i fiori, così meravigliosi, così incomprensibili.

Un dolore può fare questo?

Far ritrovare le chiavi perdute?

Andai a seppellirle nella mia mente. Entrambe vive e palpitanti. La fiamma e la stella.

Un giorno, quando mi sentirò pronta, andrò a prenderle e inizierà una nuova storia.





venerdì 26 gennaio 2024

L'orologio

 Il cielo si spezzava in centinaia di nuvole. Aveva piovuto da poco.

Julia si affacciò alla finestra e vide l'arcobaleno. La bambina adorava gli arcobaleni e sapeva che c'era una leggenda antichissima, gliel'aveva raccontata sua mamma. 

- Se si riesce a raggiungere il punto in cui nasce l'arcobaleno si può trovare il tesoro nascosto dagli gnomi. Ma bisogna essere veloci, velocissimi. L'arcobaleno finisce in fretta. -

Julia amava quella storia e amava i colori soffusi dell'arcobaleno.

Voleva vedere il tesoro segreto, voleva arrivare là dove ha origine tutto.

Si mise l'impermeabile giallo e uscì di casa. Non c'era nessuno del resto, mamma e papà erano al lavoro e lei era sola, là sotto al cielo così immenso. Correva per i campi, con quei colori nella testa. 

Doveva fare in fretta. 

Attraversò il pioppeto e infine si ritrovò davanti una cascata di luci multicolori. 

Era ancora più bello di quello che aveva immaginato.

Viola che sfuma nel blu, blu che abbraccia l'azzurro.

Julia piangeva senza accorgersene. Una lacrima le usciva dall'occhio sinistro, ma lei non ci fece caso. 

Cercò il tesoro, ma non c'era traccia d'altro. C'erano solo i colori immensi e una piccola scala che portava su, in alto.

Forse il tesoro era là, forse doveva salire.

Così fece. Scalino dopo scalino Julia andò su.

Verde che diventa giallo, giallo che si trasforma in arancione e poi in rosso.

Julia si sentiva appagata. Si sentiva leggera, forse non sarebbe tornata più giù, sarebbe rimasta lì per sempre, forse era questo il tesoro? 

Era diventare altro? Era diventare colore?

I suoi pensieri si fermarono perchè Julia scorse una casa maestosa. Sopra la casa c'era un grande orologio dalle lancette dorate. 

La porta era aperta e la bambina entrò: c'erano grandi stanze con tavoli pieni di frutti dai colori bizzarri: fragole blu, mele viola, limoni rossi.

Julia saltellava rapita in quel mondo pieno di specchi. Negli specchi si vedeva capovolta e con vestiti diversi. Era lei? E in quale giorno? In quale tempo?

Ebbe la sensazione di non essere sola. Qualcuno la stava osservando. Ma chi era? E perchè non usciva dall'ombra?




L'orologio dalle lancette dorate suonò tre rintocchi. La casa iniziò rapidamente a perdere i colori, diventava bianca. Julia uscì e vide che anche l'arcobaleno stava sbiadendo, diventava sempre più pallido e incolore.

Julia scivolò.

Giù, senza speranza. 

Giù.

Piccole gocce d'acqua nel cielo e lei.

Julia si ritrovò nel prato, fradicia, incredula. In alto c'erano solo nuvole lontane e l'azzurro sbiadito di sempre. 

Julia avrebbe potuto piangere, battere i piedi, ma rimase assorta a guardare il lento movimento delle nuvole.

Julia era diversa, aveva visto i colori, la grande casa e l'orologio del tempo. 

Julia ora sapeva.

Sapeva tutto e non voleva dimenticare.

Si precipitò a casa e prese il suo quaderno: si mise a disegnare ogni cosa, a colorare, a piangere e a ridere allo stesso tempo. 

Ora aveva nel cuore il grande segreto e niente sarebbe stato più come prima. 

- Il tempo, il battito del cuore, il respiro. -

La sua finestra si colorava d'estate anche durante l'inverno.

Un frammento di arcobaleno era rimasto per sempre incastrato in lei. 







domenica 17 dicembre 2023

Fire and ice.

 Ghiaccio sulla pelle e nel cuore,

fratello, 

ghiaccio per proteggere quello che è rimasto di me.

L'amore, 

fuoco che è fiamma ed è cenere.

L'amore che non finisce, ma si trasforma e cambia.

Camminavamo e gli alberi erano sculture di gelo,

una strada ghiacciata, i palazzi anneriti dal fumo e dalle attese.

Camminavamo io e te e non c'importava del destino avverso.

C'eri tu e c'ero io e questo bastava, al nostro cuore, ai nostri perchè.

Io e te, 

l'inverno ha scolpito i nostri visi, 

le rughe più profonde, i capelli bianchi, il passo più incerto.

Io e te, nell'aria fredda di dicembre, 

negli occhi le luci di Natale e una promessa mantenuta.

Io e te, oltre il ghiaccio, 

oltre il freddo del silenzio,

la certezza del fuoco che resiste in noi, nei nostri occhi, 

per sempre. 

Per sempre, fratello, amore.





sabato 18 novembre 2023

Lay e Pedro. L'ultima notte prima del giorno.


Le città senz'anima non esistono, Lay lo sapeva bene. Camminava svelta, finestre, destini, apocalissi, tutt'attorno a lei.

Palazzi sorretti da statue gigantesche, donne alate dallo sguardo altero e distante, uomini possenti, dalle barbe folte e le braccia forti.

Lay esplorava la città con stupore, un incanto dietro l'altro. Fontane nascoste, scale segrete, porte chiuse da anni, finestre murate, sguardi antichi e nuovi.

Da quando c'era Pedro nella sua vita ogni cosa la stupiva. Talvolta s'incantava a guardare i ragni e le ragnatele, perfette geometrie leggere e fragili, oppure si perdeva nel guardare le foglie ondeggiare dolcemente nei viali del grande parco. Infinite sfumature di giallo.

Infine, per un momento, diventava foglia e si lasciava finalmente cadere.

Come quella volta con lui.

Dopo un'attesa infinita Lay lo aveva guardato negli occhi e il tempo non aveva più importanza. Faceva freddo, faceva caldo? Era estate, inverno? Cosa importava.

C'erano lui e lei in una stanza. Le pareti si dilatarono, diventarono un bosco. Come una foglia Lay si era lasciata cadere dal grande albero e Pedro l'aveva raccolta prima che fosse troppo tardi.

Lay aveva 100 anni o forse molti di meno. Pedro era giovane ed era antico.

Si abbracciarono e gli anni tornarono indietro, l'amore rende giovani, l'amore rende ogni cosa infinita.

Lay e Pedro, fratelli, amanti, compagni.

Non si stancano d'inseguire il loro sogno.



Per questo lei ogni giorno va da lui attraversando tutta la città e lui la riaccompagna fino a quando diventa buio e torna ad essere ombra. 

Dopo il tramonto Pedro, lentamente si trasforma. Parti del suo corpo si fanno opache e lei lo guarda con la luce negli occhi.

Rimane solo l'ombra di lui, compagna fedele di Lay. 

Si dice che un giorno la maledizione che li ha colpiti finirà, si dice che un giorno, forse, Pedro e Lay potranno restare insieme, ma si dicono tante cose nelle città, ci sono leggende, ci sono ricordi malati.

Chi li ha visti al tramonto però non li dimentica, un istante meraviglioso, prima della fine.

Mani che si sfiorano prima dell'inverno della notte.

Le città senz'anima non esistono. Lay lo sa bene. Cammina svelta, finestre, destini, apocalissi, tutt'intorno a lei.






sabato 21 ottobre 2023

Cos'è rimasto nel cuore

Cos'è rimasto nel cuore.
Pozzanghere.
Il ricordo dell'acqua. La solitudine del gesto negato. Il ristagno del dolore.

Donne, uomini e bambini in un universo che li ha condannati, senza scampo.

Il fumo e la vertigine del suono.
Cos'è rimasto nel cuore.

Dimmi, soldato semplice.
Parlami della tua infanzia e delle sere prima che arrivasse il fuoco.
Parlami di lei e dimmi perchè l'hai lasciata andare via.

So che non saprai rispondermi, questo non è il tempo delle parole.

Abbiamo segnato una generazione che non potrà dimenticare.

Cos'è rimasto nel cuore?
Briciole di luce, da tenere al riparo, 
per illuminare il lungo inverno della ragione. 












venerdì 15 settembre 2023

Sofia e il blu

 Sofia era giovane, ma l'estate l'aveva bruciata internamente.

Un campo secco dentro di lei. Era alla ricerca di acqua.

Era alla ricerca di una canzone che non ricordava più, eppure sapeva che c'era da qualche parte.

Sofia aveva 16 anni e non sapeva cos'era l'amore e neanche le interessava. 

Era una ragazza abituata a lottare per sopravvivere.

Le città erano bruciate. C'erano solo più il silenzio, lei e pochi altri.

Il sole asciugava ogni cosa, anche i suoi pensieri.

Sofia ricordava un'infanzia diversa. Le grandi alluvioni, gli allarmi e poi la guerra.

Si guardava le mani e, a volte, piangeva. 

Aveva perso tutti e viveva da sola, di caccia e ricordi.


Sua madre, suo padre, suo fratello. Ma preferiva cancellare tutto. Lasciare il bianco nella sua testa.


Aveva un solo amico, Zeno. Zeno era l'unico di cui si fidava. Lui usciva solo di notte, di giorno sorvegliava la madre, ferita, nascosta in una cantina. 

Al tramonto, a volte, si trovavano per parlare. 

E, per un momento, sembravano ragazzi. 

E, per un momento, la guerra non c'era mai stata e il mondo non era impazzito.

In quei momenti Sofia era felice. 


- Non devi più stare da sola, starai con me, se vuoi - le disse un giorno Zeno.

La nebbia e l'afa.

Le macerie.

Il fumo degli incendi.

- Andiamo a vedere il mare? -

- Sì, andiamo al mare, te lo prometto.


Il viaggio iniziò quel giorno stesso perchè Sofia cominciò ad immaginare il blu, 

il celeste e l'aria.


Anche la sola immaginazione l'aiutò a sopravvivere. 

Era l'inizio di una nuova storia e lei non lo sapeva.









venerdì 4 agosto 2023

Pirra la città multiforme

 Venne il giorno in cui i miei viaggi mi portartono a Pirra. Appena vi misi piede tutto quello che immaginavo era dimenticato; Pirra era diventata ciò che è Pirra.

Italo Calvino, Le città invisibili.


                               




Non era una città, erano più città messe insieme. 

Buche profonde, crepacci, palazzi corrosi dall'acqua di mare, conchiglie incastrate nei muri, passaggi segreti, trappole.

C'era rimasta la traccia della guerra, come proiettili nei ricordi delle persone.

Quando il vento soffia qui i bambini si fermano a guardare dalle finestre il mare che diventa cielo.

Quanti nomi ha questa città?

Quante storie sono nate dal mare e sono diventati fantasmi, nei vicoli della città vecchia?




- Parlami ancora di quando sei partito e pensavi di non tornare, parlami del tempo che s'infrange sul tuo corpo e ti lascia acqua salata sulle labbra. Parlami dell'amore e delle sue metamorfosi, delle ali che spingono per uscire e degli occhi offuscati per il dolore muto. Parlami di ciò che abbiamo perso per paura e per proteggere il nostro cuore ferito -

Poi ho scoperto che nella città multiforme le storie diventano leggenda.

Ciò che è stato raccontato dagli antichi diventa una canzone che parla del vento, del mare, degli amori spezzati e poi ricongiunti, in un gioco dolce, che non vuole, e non può, finire.











martedì 4 luglio 2023

5 luglio 2005

 Ho fatto mille miglia per trovarti, senza averti mai.
Ho disegnato centomila aquiloni, 
per darti la libertà 
e tu l'hai colta al volo.

Sei nato libero, 
figlio mio, 
sei figlio del vento.

Cosa ascoltavi nella mia pancia?
Quali colori vedevi?
Cos'hai sognato?
Cavallucci marini e sirene, in una notte di pioggia, 
le gocce sulla pelle, 
forse lacrime, 
forse sudore.




Sei nato 18 anni fa
e ormai non sei più mio, 
non lo sei mai stato.




Cammini nel mondo, così infinito, così distorto, 
ed io, 
non posso far altro che guardarti, 
nel sole, 
vederti in controluce e sorriderti.

Essere madre, 
essere casa, 
diventare rifugio, 
diventare acqua che nutre.
Sangue e vita.

 Ho fatto mille miglia per trovarti, senza averti mai.
Hai disegnato mille sentieri nel bosco, 
si aprono mille strade, 
tra le erbacce e le pozzanghere, 
tra i rovi e le rose.
E' un'avventura meravigliosa.
Perchè è la tua avventura. 





giovedì 1 giugno 2023

Verde acqua

 Acqua, 
amata, 
desiderata.
Acqua.
(Sulle strade, nel cielo, fuori dai vetri, sui petali, sulle foglie)
Acqua dagli occhi.


Siamo fatti di acqua.
Ma lo dimentichiamo.
E diventiamo roccia, giorno dopo giorno.
Diventiamo sabbia, che scivola via sulle mani, 
diventiamo materia inerte, porosa, 
diventiamo pietra pomice, 
o granito, 
freddo, impenetrabile.

Dimentichiamo di essere stati acqua, 
di aver accarezzato l'erba, 
di esserci sciolti in ruscelli, 
di essere stati sorgente.

Torniamo ad essere acqua, 
amore mio, 
senza la pesantezza del tempo, 
l'orrore del precipizio, 
torniamo ad essere acqua,
insieme.

Nei nostri occhi ci vedremo bambini,
e non avremo voglia di andare via,
perchè saremo gocce, 
libere di scorrere verso il mare.





domenica 23 aprile 2023

Il giorno più freddo del mondo

 Era il giorno del funerale della sua bambina.
Può una bambina morire a quattro anni? Dopo pochi giorni di dolore?
Faceva molto freddo.
La neve dappertutto.
Le montagne ghiacciate, giganti scolpiti nel cielo bianco.
Una fila di persone, immobili nel cimitero, a Trinitè. Suo marito era bravo a lavorare il legno, le aveva fatto lui la croce. Una croce rosa, lei adorava il rosa. Una croce da bambina, ma le bambine non dovrebbero avere una croce, anche se è rosa, anche se ha dei cuori disegnati.
Lei, la mia amica, la mia stella, era lì, nel bianco a ricevere le condoglianze.
Che brutta parola: condoglianze. Non mi è mai piaciuta. È fredda. Preferisco dire: mi dispiace tantissimo. 
Preferisco abbracciare e basta e piangere, magari.
Era l'inverno più freddo del decennio e si era ghiacciato anche il mio cuore.
Lei era quasi trasparente, non puoi capire chi perde un figlio.
Non puoi capire.
L'abbracciai e mi sentii spezzare lentamente, pezzo a pezzo.
Cosa sarebbe rimasto di me, di noi.
Io e lei, felici.
Io e lei.
Il dolore non si spiega.

Io e lei a Torino, io e lei nella nostra stanza a ridere.
Lei che non c'è più.
Eppure non mi lascia mai sola.